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Cos'è la sharing economy. Avvocato delle nuove tecnologie, Sharing economy. Di cosa si tratta? A cosa serve un avvocato?, Studio Legale DMP

Sharing economy. Di cosa si tratta? A cosa serve un avvocato?

SHARING ECONOMY. Opportunità o rischioso investimento?

 

Con questo articolo mi piacerebbe approfondire una questione di cui si sente oggigiorno molto parlare.

Si tratta della sharing economy e di come approcciarsi ad essa dal punto di vista legale.

 

Di cosa stiamo parlando?

Con sharing economy, o economia collaborativa, si intende un nuovo modello imprenditoriale, che si articola sulla base di tre elementi: prestatore, utente (user) e piattaforma digitale.

In particolare, il prestatore offre un bene o un servizio cui l’utente può accedere attraverso la piattaforma, che quindi ha solo il compito di facilitare lo scambio.

Infatti, è esattamente questa la particolarità di tale economia, ovvero il fatto di vedere la partecipazione dei soli soggetti privati, motivo per cui i contratti che hanno luogo all’interno di questo sistema sono definiti “peer- to-peer”, ovvero contratti tra pari, al di fuori del tradizionale schema per cui, nel mercato, è solitamente un professionista a fornire un bene o un servizio al consumatore privato.

Questa è anche la ragione per cui c’è chi parla di “crowd-based capitalism”, ovvero un capitalismo fondato sulla “folla”, su soggetti privati che si affacciano sul mercato sia in qualità di utenti, che di prestatori di beni e servizi, ma anche di tempo, competenze, conoscenze. Ovvero si tratta di un modello all’interno del quale i privati possono mettere a reddito tutte le risorse che sono in grado di fornire.

 

Quali sono i rischi?

Occorre osservare come, risultando assente la figura del professionista, la cui attività nel mercato è regolamentata e controllata dall’autorità pubblica, i rapporti tra protagonisti della sharing economy non possono che fondarsi sulla fiducia tra privati contraenti, fiducia che viene implementata anche grazie a sistemi di rating reputazionale o di reviewing. Si tratta, cioè, di meccanismi che permettono agli utenti di esprimere una valutazione o di elaborare commenti e opinioni, resi poi accessibili ad altri utenti, circa la qualità dei servizi resi dai vari prestatori nel mercato.

 

Quali sono i vantaggi?

Ciò che, però, costituisce la novità forse più rilevante è la causa di condivisione che caratterizza il modello della sharing economy. Più precisamente, piuttosto che sulla proprietà, questo modello si fonda sull’accesso, per cui l’obiettivo non è il trasferimento della proprietà di beni tra privati, ma piuttosto la condivisione degli stessi: la sharing economy consente a taluni di sfruttare le risorse sottoutilizzate da talaltri.

Ciò costituisce uno dei vantaggi più significativi di questa economia, ovvero quello di portare ad una riduzione del “super-consumo”, con ricadute sicuramente positive in termini di sostenibilità ambientale. Infatti, sfruttando la capacità non utilizzata di beni già esistenti, si riduce la produzione di questi stessi beni, e quindi l’inquinamento, nonché si ha una riduzione dei costi per i consumatori, che non acquistano ma riciclano beni o li prendono in prestito.

È, comunque, opportuno rimarcare il fatto che tale concetto di causa di condivisione non coincide necessariamente con il concetto di causa liberale o donativa: i negozi non necessariamente avvengono a titolo gratuito, per cui all’interno di tale mercato si possono certamente trovare iniziative senza scopo di lucro, ma anche operazioni che comportano la messa a disposizione di beni e servizi dietro corrispettivo e quindi anche gli scambi a titolo oneroso possono essere orientati ad una causa di condivisione.

 

Un esempio: il car sharing

Tale concetto può essere meglio chiarito attraverso un esempio, che ha ad oggetto l’ormai diffuso fenomeno del cosiddetto ‘car sharing’: poniamo che Tizio debba andare in un’altra città e, dunque, percorrere in macchina un tragitto più o meno lungo di strada. Anche Caio e Sempronio, però, devono affrontare lo stesso tragitto, per cui vi saranno tre diversi soggetti con tre diverse autovetture che, nello stesso giorno, percorreranno, all’incirca, lo stesso tragitto.

La vicenda potrebbe, però, svolgersi in maniera differente se venisse abbracciata la causa di condivisione tipica dell’economia collaborativa: Tizio potrebbe, attraverso una piattaforma dedicata, offrire ad altri interessati a percorrere lo stesso tragitto, come Caio e Sempronio, di unirsi a lui, mettendo a disposizione, quindi condividendo, il proprio veicolo.

Ecco che questa situazione dimostra esattamente come sia possibile per i privati condividere beni e servizi, in modo tale che sia possibile sfruttare le capacità sottoutilizzate di questi beni: nell’esempio, si tratta di un’autovettura, che può potenzialmente venire occupata da 4/5 persone e che, quindi, venendo utilizzata da un solo soggetto manifesta una significativa capacità che resta inutilizzata. E questo vale per ciascuna delle tre autovetture che, inizialmente, avrebbero dovuto essere impiegate.

Inoltre, tale pratica, in aggiunta alla possibilità di ridurre anche i costi per i consumatori, ha importanti ricadute positive sull’ambiente, dimostrandosi una soluzione sostenibile, in quanto l’inquinamento, passando da tre autovetture a una, viene notevolmente ridotto.

Oltre al car sharing, gli esempi sono numerosi, come i servizi di bike sharing, food sharing, abitazione condivisa e altri ancora.

 

In sintesi

Si tratta, dunque, di un nuovo modello di economia che presenta molti vantaggi e che si sta diffondendo con velocità in molte aree di business.

Non è, tuttavia, da trascurare il fatto che esso presenti anche altre criticità.

Una prima obiezione che viene sovente sollevata riguarda il rischio di portare ad una concorrenza sleale: all’interno di questo mercato, come detto, i beni e i servizi sono resi da privati non professionisti, i quali diventano tassisti (su Uber) oppure albergatori (su Airbnb), ma potendo sfuggire al sistema di regole, condizioni e controlli che, invece, gravano sui soggetti professionisti.

In secondo luogo, sono state evidenziate delle zone d’ombra nel concetto di ‘crowd-based capitalism’, tra cui principalmente il fatto di promuovere la tendenza a produrre profitto, anche al fine del proprio sostentamento, attraverso queste pratiche di messa a reddito di tutto ciò che si possiede (l’auto, l’abitazione, il proprio tempo…), in cui talvolta si eccede. Così ha origine una nuova figura di lavoratore per cui, però, non esiste nessuna specifica disciplina, protezione o tutela.

Si tratta, dunque, di un fenomeno eterogeneo in espansione ed evoluzione, per cui, ad oggi, non è ancora stata elaborata una disciplina in grado di rispondere in maniera esaustiva a tutte le esigenze emergenti.

Ogni situazione è a sé e come tale va trattata.

Ad ogni modo, il consiglio che posso darti è che un rapporto commerciale/economico andrebbe sempre affrontato dal punto di vista contrattuale.

È l’unico modo corretto per tutelare te stesso, la tua attività, ma soprattutto i tuoi soldi, siano essi reddito da lavoro, investimenti, o risparmi.

Non vale la pena rischiare!

 

E tu cosa ne pensi? Hai mai sperimentato la sharing economy? Sei anche tu protagonista dei cambiamenti del nuovo millennio?

Scrivimelo nei commenti o mandami una mail all’indirizzo info@studiolegaledmp.com.

Non serve tu venga a Montebelluna per trovare il tuo avvocato.

Stai creando la tua start-up o hai un’idea di business strettamente legata alle nuove tecnologie o all’informatica?

Se ti fa piacere anche solo parlarne contattami pure.

Mi occupo anche di diritto delle nuove tecnologie e diritto dell’informatica.

Insieme possiamo definire quale modello giuridico si adatta meglio alle tue esigenze. Possiamo parlare di come tutelare la tua attività e costruire tutti i modelli contrattuali di cui avrai bisogno.

 

A presto

Mirco (Avv. Ph.D.)

 

SU DI ME                             

Cos'è la sharing economy. Avvocato delle nuove tecnologie, Sharing economy. Di cosa si tratta? A cosa serve un avvocato?, Studio Legale DMP

Mi chiamo Mirco Caeran, sono un avvocato e dottore di ricerca, fondatore dello Studio Legale DMP (Diritto, Mercato, Persona) sito a Montebelluna (TV). Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza con una tesi in diritto delle nuove tecnologie e un Dottorato di Ricerca in diritto Civile, assito privati ed aziende che richiedono un sopporto legale nel mondo del lavoro, della contrattualistica e degli affari.

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Cos'è la sharing economy. Avvocato delle nuove tecnologie, Sharing economy. Di cosa si tratta? A cosa serve un avvocato?, Studio Legale DMP
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SHARING ECONOMY. Opportunità o rischioso investimento?
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L'articolo approfondisce il significato del termine sharing economy. Lo Studio Legale DMP di Montebelluna (TV) consiglia al lettore di predisporre per il suo business, la sua start up o idea imprenditoriale di affidarsi ad un professionista per la redazione dei contratti necessari alla propria realtà economica legata alle nuove tecnologie.
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